lunedì 30 marzo 2009

Vintage


Mi è preso il trip del vintage...


A parte i mercatini che ci sono ingiro per Milano (ma per adesso ho visto solo cose piuttosto tristi) c'è un posto dove si possono trovare pezzi vintage curati, fanno anche dei corsi (il prossimo sul vintage è il 9 maggio) ti consigliano, mettono a disposizione il loro spazio anche ad altre "artigiane", cercano di farci risparmiare, guardate il sito...



Ma si accettano anche altre proposte e indicazioni....

Donne du du du





Un po' di arte, scelta con cura, può fare solo che bene...












Mostra fotografica “Ma-donne”che ha aperto i battenti all’Archivio Storico di Palermo. Esposti ventiquattro scatti, tutti 120 per 160, a firma della regista Roberta Torre, visitabili fino a sabato 18 aprile. “Ma-donna” prima ancora che a una visione sacra rimanda alla etimologia originale del termine: mia donna, un appellativo, fuori dall'accezione religiosa.

«Le mie ma-donne sono innanzi tutto delle donne. Donne poi trasformate. Un creare aggiungendo, moltiplicando, sommando, per arrivare a un'essenza: la femminilità»: dice la stessa Roberta Torre. Per lei infatti le moderne “madonne” sono semplici donne che hanno assaporato tutto della vita, dalle lacrime alle gioie, dal sapere di avere dei panni da lavare, ad allevare un bambino durante una guerra o semplicemente allattarlo in un fast food tra l’indifferenza degli altri. Esposte quindi, tra le altre, una madonna del riso, delle rose, dei pavoni, del cunto, una madonna surgelata e una turchina, una in soffitta, una dei pizzi, un’immacolata e una regina di cuori.
Vettriano Hopper

mercoledì 18 marzo 2009

CO-HOUSING

Nate in Scandinavia alla fine degli anni Sessanta, e oggi diffuse in Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone, le comunità di vicinato, o come in modo più efficace si dice in inglese, di cohousing, stanno per diventare una realtà anche in Italia. Le comunità del nuovo millennio sono fatte su misura per individui che desiderano ricreare quell’atmosfera da quartiere di una volta dove i bambini giocavano nei cortili e gli anziani si ritrovavano nei bar o nei circoli: un luogo familiare e solidale dove era difficile sentirsi soli. Valori che nelle moderne metropoli si sono un po’ persi, lasciando spazio a relazioni che nel migliore dei casi sono educate e formali, ma più spesso inesistenti.
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Innosense è l’agenzia che ha importato il cohousing in Italia. Come funziona? E come è possibile partecipare o solo conoscere questi progetti? “Dapprima individuiamo un’area o un edificio da recuperare, in alcuni casi segnalati anche da persone interessate a realizzare questo modello, poi lanciamo il progetto sulla nostra vetrina on line, www.cohousing.it, per raccogliere le adesioni. I futuri cohouser, single, famiglie, anziani, si conoscono, e una volta formata la comunità, iniziamo una progettazione condivisa che avviene in riunioni periodiche alle quali partecipano i ‘facilitatori’: architetti, psicologi e progettisti immobiliari”, spiega Nadia Simionato. Alla base del cohousing c’è il mantenimento della privacy, con l’opportunità di avere spazi comuni (d’obbligo tra il 20 e il 25% della superficie totale): l iving, lavanderia, piscina, biblioteca, palestra, area giochi per bimbi, serra o giardino. Architetture e impianti di questi spazi sono sempre ad alto tasso di sostenibilità: il che, sommato all’elevato numero di persone che fruiscono di questi servizi, permette un forte abbattimento dei costi (vedere la tabella nella pagina accanto).
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L’approccio ecologico è molto evidente nel progetto milanese Urban Farm Est, per ora sulla carta: una serra verticale produrrà il 50 per cento del fabbisogno di verdura fresca delle 20 famiglie residenti (“un appartamento qui costerà in media 500 € in meno al mq rispetto alla media del mercato della zona”, sottolinea Nadia Simionato). Il primo esempio concreto di cohousing vedrà invece, sempre a Milano, nel 2009. L’Urban Village sta sorgendo alla Bovisa: sono 33 loft autonomi dai 40 ai 150 metri quadri. Spazi contemporanei che si possono arredare in modo creativo senza dover spendere una fortuna.

lunedì 9 marzo 2009

Profumi ai feromoni

Puta per una noche...
Altro che soldi buttati per chirurgia plastica, estetista, creme miracolose, tacchi da slogatura.... noi povere donne trafelate lì a pensare e pensare come conquistare un uomo, dimenticandoci che rimane comunque un animale....
In Messico vanno di moda i profumi ai feromoni dai nomi abbastanza esplicativi: "Furia de pasiones", Yo puedo mas que tu", "Embrujo sexual", "Amor ardiente". Ne parla la scrittrice Rosa Matteucci che li ha sperimentati sia in Messico che in Italia, notando qualche differenza....
Se in Messico attirava giovani uomini pieni di passione... in Italia, oltre diventare centro dell'attenzione generale, faceva effetto solo sull'uomo un po' sfigato o quello stile cavernicolo, insomma tutti tranne il macho latino tanto agognato....
Dicono che i feromoni non hanno odore e vengo percepiti inconsapevolmente....
Proprio un uomo mi hanno fatto notare che in alcuni profumi di famose marche sono presenti modeste quantità di feromoni (lui li sentiva, io no...??), magari provate un campioncino di Agent Provocateur, se proprio volete sperimentare sguardi lumacosi e improvvisi gesti di "gentilezza"....